Domenica mattina suona la sveglia. Dal cielo grigio, plumbeo, acqua gelida, pioggia, mescolata con qualche timido fiocco di neve. La voglia di zittirla, procrastinando lo snooze all’infinito. Bisogna uscire dalle coperte c’è una partita, del campionato scoiattoli da giocare. In macchina il ticchettio della pioggia, il rumoreggiare della ventola di riscaldamento intervallato solo dai tergicristalli. Per una serie di incastri strani in sede di calendari per tanti degli atleti in campo è la terza partita in tre giorni e metà squadra è composta da 2009 che in questo campionato hanno un anno in meno. Tutti siamo un pochino metereopatici ed è anche domenica mattina. Ti immergi nei muri scrostati, nel cupo grigio-verde del d’Arzo e vedi riscaldarsi nella metà avversaria due atleti di 8 anni più alti dell’allenatore e capisci che probabilmente non è proprio giornata.

POI… c’è il BASKET! Dove tutte queste considerazioni contano quasi niente. Ti scordi che fuori piove perchè l’unica cosa che senti sono i piedi che corrono e saltano. Ti scordi del grigio dei muri perchè gli occhi sono fissi solo su due cose: la palla e il canestro. Ti scordi di aver finito una partita appena qualche ora prima perchè l’unica cosa che conta è questa azione, questo possesso. Ti scordi di essere più basso perchè la terra è bassa e puoi lottare meglio su ogni pallone. Ti scordi di essere più piccolo per anagrafica o corporatura perchè ti scopri più determinato, più duro. Ti scordi anche del tabellone e ti accorgi solo alla fine di avere vinto un’altra partita ma scopri che alla fine forse questa è la cosa meno importante di tutte!